Cuando el recuerdo se convierte en polvo

Un lignaggio senza diritti: un approccio all'opera di Ricardo Miguel Hernández.

Per Ricardo Miguel, il concetto di famiglia è sempre stato una grande preoccupazione.  Negli ultimi anni si è dedicato a una serie di lavori, straordinari nella sua poetica, con i quali è riuscito a sfogare le sue ossessioni in questo senso.(Chi conosce a Miguel personalmente sa dell'esplorazione che l'artista ha sviluppato negli ultimi dieci anni sulla propria identità: fa tesoro di tutti gli episodi del passato famigliare che é stato in grado di salvare dall'oblio collettivo sofferto a Cuba.)

La complessa e ricca trama concettuale alla base del processo di lavoro di: "Quando la memoria  diventa polvere", quindi, ha risonanze personali. Tuttavia, riflette anche gli squilibri emotivi che  affliggono la nostra società. Questa serie riunisce oltre un centinaio di collage fotografici, per lo più piccoli. Ognuno contiene una storia inattaccabile perché enigmatica, una sintesi di eventi ed esperienze degli altri e del passato. Sono una sorta di capsule. Hanno un potere
narrativo inestimabile, ma soprattutto indecifrabile. I personaggi, le scene, i paesaggi, anche le idee nascoste in essi, non ci appartengono.

L'artista ha iniziato questo lavoro nel 2018, dopo alcuni anni collezionando vecchie fotografie.  Inizialmente li acquistò dalla sua famiglia e dai suoi amici, ma alla fine fu costretto ad andare dagli intrepidi commercianti di antiquariato dell'Avana, che in breve tempo
sarebbero diventati la sua principale fonte di acquisizione e la guida segreta dei suoi meccanismi di lavoro.  Nel modo di fare di quelli avrebbe trovato il suo.

È così che ha creato un archivio fotografico.  Molti dei pezzi ottenuti rappresentano personaggi totalmente sconosciuti; la maggior parte delle foto mancano di valori artistici trascendentali;  piuttosto sono documenti vintage, ricordi di famiglia, oggetti personali fuori posto.  Questo tipo di raccolta, un po’ ossessiva, può essere assurda per molti.  Per Miguel è un atto di resistenza storica all'oblio, poiché tutto quel materiale correva il rischio di essere trasformato in polpa e annebbiato per sempre.

"Oggi, quando siamo così abituati al riciclaggio e all'impossessarsi della memoria a breve termine, è alquanto romantico pensare che un'immagine sia un bene indistruttibile", spiega l'artista stesso.

"Ho acquisito queste foto dalle mani di persone che non hanno alcun contatto emotivo con loro;  e senza volerlo, acquisisco anch'io quella mancanza di emozioni legate alle foto.  Loro corrispondono principalmente a persone decedute,  più terribile ancora, a persone dimenticate: i loro parenti hanno venduto o scartato i loro ricordi. Quindi, più che foto acquisii anime erranti."

Miguel non cerca di contraddire quel processo triste, di sublimare o riscattare;  non sovverte la disumanizzazione subita da questi oggetti, al contrario, approfitta della condizione che li affligge.  Qual é il vero contenuto della sua proposta allora? In quale luogo della conoscenza ci porta la partecipazione a una così peculiare paranoia sociale?

L'artista ci avvisa, senza ricorrere a grandi disaffezioni: qui in gladio occiderit, gladio peribir.

"Quando la memoria diventa polvere" non è un semplice contenitore.  È una riflessione sul concetto di detritus sulla valorizzazione emotiva dell'identità collettiva in una società come quella di Cuba, che è stata manipolata ideologicamente, contaminata dalle radiazioni di altre culture, interrotta dalla paura e dall'incomprensione.  È un'opera escatologica con un valore antropologico inestimabile, che si rammarica più dal futuro che dal suo passato stesso.

Le foto arrivano nelle mani di Miguel totalmente malprovviste, nomadi. Manipolando esse - un'azione che implica un esercizio subliminale in grado di tagliare, rimontare, ricaricare - le fa acquisire un'energia nuova e inquietante.  C'è molto mistero nell'atto, e anche nel risultato finale.  Ma l'artista è molto attento ad esporre in loro la cicatrice della propria assenza, la rottura dei suoi legami, le tracce dell'implacabile violenza dell'oblio. Un'altra identità viene reinventata dal cinismo implicito in detta operazione. Gli argomenti relativi alla famiglia, allo status di classe, alla sessualità, alla religione o alla razza sono attivati ​​in modo disinvolto e crudo. La tecnica del collage gli consente di smantellare questione di grande impatto morale ma anche di esporre conflitti culturali messi a tacere dal potere dominante ufficiale.  I ritratti di Miguel ci allarmano per la deturpazione che propongono e ci rimandano al nostro passato storico più vicino (Cuba), un episodio privo di chiarezza. Inoltre, manifestano il corso dei venti attuali, "Quando la memoria diventa polvere"  è come una grande mascherata, dove il oggi e il ieri finalmente si incontrano (scontrano?).

Quando Miguel mi ha presentato per la prima volta questi pezzi, mi sono ricordato del lavoro dell'artista francese Christian Boltanski. I punti di contatto tra le loro opere sono chiari: partono dalla fotografia, considerandole non più come supporto, ma come oggetto. 
Ma dobbiamo insistere sulle differenze tra loro.  Boltanski crea i suoi assemblaggi mistici partendo dal dolore e dalla chiara dimensione sociale che, per lui, ha questo sentimento. Nel frattempo, Miguel parte dall'accusa, più precisamente, da un tipo di rimprovero con una dimensione ontologica: quando il passato di una famiglia - o di una nazione - viene venduto, bruciato, dimenticato;  il suo futuro è condannato a morte.  Quando il ricordo si trasforma in polvere, la promessa di vivere altri giorni, altri fiori, perisce in esso.  Forse,
dopotutto, sia vero che le stirpi condannate a cento anni di solitudine non hanno diritto a una seconda possibilità sulla terra.

Luis Enrique Padrón

Madrid, aprile 2020

www.ricardomiguelhernandez.com

ENG VERSION



When memory becomes dust


A lineage without rights: an approach to the work of Ricardo Miguel Hernández.

For Ricardo Miguel, the concept of family has always been a big concern.In recent years he has devoted himself to a series of works, extraordinary in his poetics, with which he has managed to vent his obsessions on the topic. (Those who know Miguel personally know of self-exploration that the artist went through in the last ten years on his identity: he treasures all the episodes of the family past that he was able to save from the collective oblivion suffered in Cuba.)

The complex and rich conceptual plot underlying the work process of: "When memory becomes dust", therefore, has personal resonances. However, it also reflects the emotional imbalances affecting our society. This series brings together over a hundred photo collages, mostly small ones. Each contains an unassailable story because it is enigmatic, a synthesis of events and experiences of others and of the past. They are a kind of capsules. They have an invaluable narrative power, but above all indecipherable. The
characters, the scenes, the landscapes, even the ideas hidden in them, do not belong to us.

The artist started this work in 2018, after a few years collecting old photographs. Initially he bought them from his family and friends, but eventually he was forced to go to the intrepid antiques dealers of Havana, which in a short time would become his main source of acquisition and the secret guide of his work mechanisms. In the way he did he found his own method.

This is how he created a photographic archive. Many of the pieces obtained represent totally unknown characters; most of the photos lack transcendental artistic values; rather, they are vintage documents, family memories, misplaced personal items. This type of collection, a little obsessive, can be absurd for many. For Miguel it is an act of historical resistance to the oblivion, since all that material was at risk of being transformed into pulp and clouded forever.

"Today, when we are so used to recycling and taking possession of short-term memory, it is somewhat romantic to think that an image is an indestructible asset," explains the artist himself.

"I acquired these photos from the hands of people who have no emotional contact with them; and unintentionally, I also acquire that lack of emotions related to the photos. They mainly correspond to deceased people, even more terrible, to forgotten people: it was about those who sold or discarded their memories. So rather than photos I acquired wandering souls. "

Miguel does not try to contradict that sad process, to sublimate or redeem; it does not subvert the dehumanization suffered by these objects, on the contrary, he takes advantage of the condition that afflicts them. What is the real content of your proposal then? Where does knowledge take us to such a peculiar social paranoia?

The artist warns us, without resorting to great disaffections: here in gladio occiderit, gladio peribir.

"When memory becomes dust" is not a simple container. It is a reflection on the concept of detritus on the emotional enhancement of collective identity in a society like that of Cuba, which has been ideologically manipulated, contaminated by the radiation of other cultures, interrupted by fear and incomprehension. It is an eschatological work with an invaluable anthropological value, which regrets more from the future than from its own past.

The photos arrive in the hands of Miguel totally unprovided, nomads. Manipulating them - an action that implies a subliminal exercise capable of cutting, reassembling, recharging - makes them acquire a new and disturbing energy. There is a lot of mystery in the act, and also in the final result. But the artist is very careful to expose in them the scar of his absence, the breaking of his bonds, the traces of the relentless violence of oblivion. Another identity is reinvented by the cynicism implicit in this operation. Topics related
to family, class status, sexuality, religion or race are activated in a casual and crude way. The collage technique allows him to dismantle a matter of great moral impact but also to expose cultural conflicts silenced by the official dominant power. Miguel's portraits alarm us for the disfigurement they propose and send us back to our closest historical past (Cuba), an episode lacking in clarity. Furthermore, they manifest the course of the current winds, "When memory becomes dust" is like a great masquerade, where today and yesterday finally meet (collide?).

When Miguel presented these pieces to me for the first time, I remembered the work of the French artist Christian Boltanski. The points of contact between their works are clear: they start from photography, considering them no longer as a support, but as an object. But we must insist on the differences between them. Boltanski creates his mystical assemblages starting from the pain and the clear social dimension that, for him, has certain kind of feeling. In the meantime, Miguel starts from the accusation, more precisely, from a type of reproach with an ontological dimension: when the past of a family - or of a nation - is sold, burned, forgotten; its future is condemned to death. When the memory turns to dust, the promise to live other days, other flowers, perishes in it. Perhaps, after all, it is true that bloodlines sentenced to one hundred years of solitude are not entitled to a second chance on earth.

Luis Enrique Padrón

Madrid, April 2020