Icebergs

Understanding the world by travelling inward

Icebergs are large freshwater bodies that have broken off a glacier and have gone floating in the open sea. Some people are like Icebergs. They’re my favourite kind of people.

This is an ongoing photographic series that looks into a parallel world, one that contrasts with the our dopamine-driven society we encounter every day. One that resists the value of novelty, excitement and interaction. One that is not overwhelmed with stimuli, information, and expectations, urging us to engage, speak up, and network. Its inhabitants want to belong without joining in, and explore the world, by travelling inward. They have realised, from a young age, that one is not strange because he looks different. The ones who are different in challenging ways, try to look as normal as possible. The result is a photographic project that invites the audience to look inward, hoping that it inspires them to discover and appreciate their inner landscapes and the potential they hold.

“I imagine that the images are like buoys in a lagoon of undifferentiated time.

I imagined the figures floating even more freely, suspended in a space of doubt and unanswered questions. The installation, conceived as a sequence of theatrical flats, offers no escape for the gaze, which is forced to wander into chance encounters—fleeting, yet saturated with meaning and mystery.

It offers air, breath, and a kind of fragile freedom—a freedom that allows the subjects either to drift and lose themselves or to retreat entirely inward. The viewer becomes an outsider, a voyeur of intimate dramas whose origins remain unknown, yet which compel reflection.

These are tombstones, memories, images caught in a fragile present—urns, aquariums where small, quiet stories of ordinary isolation float, sealed away.

To deepen and intensify the solitude of the subjects i turned the off-screen spaces into non-places—empty, suspended zones with no coordinates. Not even the gaze of metonymic bodies meets the viewer. No contact, only icebergs adrift.”

Simone Azzoni

Nuno Serrão

Nuno Alexandre Serrão is a Portuguese photographer and director whose work explores the relationship between natural landscapes and human-made structures, combining cinematic formalism and raw storytelling. Led by curiosity, he often creates or documents non-linear narratives about uncomfortable and ambiguous topics that challenge comfort zones and encourage reflection, ultimately provoking questions about what is fundamental or emergent.

His work has gained international attention, and is published in established media outlets like HuffPost, Público, Expresso, L’Hémcycle, Cosmopolitan Germany, Marie Claire Itália, GQ Portugal and NASA (yes, that one). It has also been exhibited in cultural institutions such as Fotogalerie Friedrichshain in Berlin, ImageNation in Milan, ArtIcon in Paris, and the National Museum of Finland. His short films and commercial projects have been recognized at festivals like Aesthetica, Caminhos do Cinema Português, FUSO, Paris Art Movie Awards, and Inshadow Festival. Critics describe Serrão’s work as ‘pursuing the beauty that emerges at the intersection of nature and humanity’ (Ana Marques Maia, Público, 2024). Claire Ducresson-Boët describes his landscapes as ‘places of passage and transition where time seems to stand still, offering a moment of quietness before life resumes.’ In 2022, Serrão was recognized by the Creative Europe platform Futures Photography. He has been an Adobe Partner since 2020 and is represented by Kintzing for photography licensing. His recent collaborations include major brands like Adobe and Samsung, as well as respected art publications like Create! Magazine and GUP Magazine.

www.nunoserrao.com

@nunoserrao


Icebergs

Understanding the world by travelling inward

Gli iceberg sono grandi masse d'acqua dolce che si sono staccate da un ghiacciaio e galleggiano in mare aperto. Alcune persone sono come iceberg. Sono il mio tipo di persone preferito.

Questa è una serie fotografica in divenire che esplora un mondo parallelo, in contrasto con la nostra società guidata dalla dopamina che incontriamo ogni giorno. Un mondo che resiste al valore della novità, dell'eccitazione e dell'interazione. Un mondo che non è sopraffatto da stimoli, informazioni e aspettative che ci spingono a partecipare, a farci sentire, a fare rete. I suoi abitanti desiderano appartenere senza doversi necessariamente unire, ed esplorano il mondo viaggiando verso l’interno. Hanno capito, fin da giovani, che non si è strani perché si appare diversi. Coloro che sono diversi in modi difficili da accettare cercano di sembrare il più normali possibile. Il risultato è un progetto fotografico che invita il pubblico a guardarsi dentro, nella speranza di ispirarlo a scoprire e apprezzare i propri paesaggi interiori e il potenziale che custodiscono.

“Immagino che le figure siano come boe in una laguna di tempo indifferenziato.

Immagino le figure fluttuare liberamente, sospese in uno spazio di dubbio e domande senza risposta.

L’installazione, concepita come una sequenza di quinte teatrali, non offre vie di fuga allo sguardo, che è costretto a vagare in incontri casuali, fugaci, eppure saturi di significato e mistero.

Lo spettatore si muove nell'aria, nel respiro, in una sorta di fragile libertà davanti a soggetti naufraghi, persi, oppure di ritirati completamente all’interno di se stessi.

Lo spettatore diventa un estraneo, un voyeur di drammi intimi la cui origine resta ignota.

Sono lapidi, ricordi, immagini catturate in un presente fragile, urne, acquari dove galleggiano piccole storie silenziose di isolamento ordinario, sigillate.

Il fuori campo diventa un non-luogo, senza coordinate di riferimento. Nemmeno lo sguardo di corpi metonimici incontra lo spettatore. Nessun contatto, solo icesberg alla deriva.”

Simone Azzoni

Nuno Serrão

Nuno Alexandre Serrão è un fotografo e regista portoghese il cui lavoro esplora il rapporto tra paesaggi naturali e strutture costruite dall’uomo, combinando formalismo cinematografico e narrazione cruda. Spinto dalla curiosità, crea o documenta spesso narrazioni non lineari su temi scomodi e ambigui che sfidano le zone di comfort e stimolano la riflessione, provocando domande su ciò che è fondamentale o emergente.

Il suo lavoro ha ottenuto attenzione internazionale ed è stato pubblicato su importanti testate come HuffPost, Público, Expresso, L’Hémicycle, Cosmopolitan Germania, Marie Claire Italia, GQ Portogallo e NASA (sì, proprio quella). È stato inoltre esposto in istituzioni culturali come la Fotogalerie Friedrichshain di Berlino, ImageNation di Milano, ArtIcon di Parigi e il Museo Nazionale di Finlandia. I suoi cortometraggi e progetti commerciali sono stati riconosciuti in festival quali Aesthetica, Caminhos do Cinema Português, FUSO, Paris Art Movie Awards e Inshadow Festival. I critici descrivono il lavoro di Serrão come «la ricerca della bellezza che emerge all’incrocio tra natura e umanità» (Ana Marques Maia, Público, 2024). Claire Ducresson-Boët definisce i suoi paesaggi come «luoghi di passaggio e transizione dove il tempo sembra fermarsi, offrendo un momento di quiete prima che la vita riprenda». Nel 2022 Serrão è stato riconosciuto dalla piattaforma Creative Europe Futures Photography. È partner Adobe dal 2020 ed è rappresentato da Kintzing per la concessione di licenze fotografiche. Le sue collaborazioni recenti includono grandi brand come Adobe e Samsung, oltre a rinomate pubblicazioni d’arte come Create! Magazine e GUP Magazine.

www.nunoserrao.com

@nunoserrao