Martin Bruckmanns - frameS8

di Alexander Freund


“Col primo piano si dilata lo spazio, con la ripresa al rallentatore si dilata il movimento. E come l’ingrandimento non costituisce semplicemente chiarificazione di ciò che si vede comunque, benché indistintamente, poiché esso porta in luce formazioni strutturali della materia completamente nuove, così il rallentatore non fa apparire soltanto motivi del movimento già noti: in questi motivi noti ne scopre di completamente ignoti, che non fanno affatto l’effetto di un rallentamento di movimenti più rapidi, bensì quello di movimenti propriamente scivolanti, plananti, sovrannaturali”.

Walter Benjamin

L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica”


Walter Benjamin nel suo 1935 pubblicato saggio "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica” descrive come i primi piani cinematografici e le scene al rallentatore mostrino allo spettatore quello che altrimenti avrebbe percepito probabilmente solo nel subconscio, aprendo ad un parallelismo tra le tecniche di ripresa e la psicoanalisi, che rivelano entrambe l'inconscio istintuale.

In quanto al momento fruitivo/percettivo Walter Benjamin contrappone il modo di ricezione proprio della pittura a quello prodotto dal flusso delle immagini cinematografiche: [il dipinto] invita l’osservatore alla contemplazione; di fronte ad esso lo spettatore può abbandonarsi al flusso delle sue associazioni. Di fronte all’immagine filmica non può farlo. Non appena la coglie visivamente, essa si è modificata. Non può venir fissata”.

La serie "frameS8" di Martin Bruckmanns si compone proprio di singoli fotogrammi isolati: primi piani e pseudo-rallentatori che rivelano l’inconscio ottico di cui parlava Benjamin. Ogni pellicola è composta da migliaia di fotogrammi, che non sono percepibili; i soggetti, le singole inquadrature sono subordinate alla totalità, ad una trama che si sovrappone al soggetto. L’isolamento dei singoli fotogrammi mostra in maniera impressionante ciò che lo spettatore non riesce a vedere se non vagamente. L'inconscio ottico dunque si rende evidente attraverso la selezione.

I fotogrammi elaborati da Martin Bruckmanns sono caratterizzati da un elevato grado di densità visiva. Soltanto attraverso l'isolamento dei singoli fotogrammi l’inquadratura sarà di nuovo percepibile, visibile. Questo solo nell’inconscio visibile viene reso apprendibile attraverso il lavoro di Martin Bruckmanns.

La tavolozza dei colori brillanti ravviva la discreta intensità cromatica delle immagini elaborate ed anche, dopo un esame più attento, le strutture delle superfici sono supplementi e sviluppi logici delle foto. La serie "frameS8" rende questi momenti visibili, però non immediatamente intellegibili. L'occhio talvolta è alla ricerca di punti d’orientamento, punti di riferimento poiché il contesto non è necessariamente comprensibile negli ingrandimenti. Chi è questa donna, che cammina con un vestito bianco con motivi floreali viola verso una ringhiera di una terrazza? Si tratta di un paesaggio, un ornamento o una coppia che fa l’amore? Isolato dal contesto, lo spettatore individua nuove strutture e forme arcaiche nelle figure denudate.

Con un occhio lucido e altamente sensibile per i dettagli Martin Bruckmanns tematizza queste domande e evidenzia nei suoi lavori la sostanza attraverso la forma. Attraverso il primo piano lo spettatore riconosce - come Walter Benjamin - non solo l'inconscio ottico, bensì formazioni strutturali della materie completamente nuove. L'usura del materiale e del tempo ha lasciato segni visibili sul materiale: crepe, graffi e sporcizia sono parte integrante dell'immagine. Lo spazio fotografico dell'immagine è ripetutamente interrotto dai graffi profondi.

D'altra parte, avvengono alleanze simboliche tra fotografia e pittura; un’intrecciatura di graffi viola ricopre pittoresco un vestito rosa, la mano divaricata lo separa in “sezione aurea” dallo sfondo. Naturalmente i graffi saltano all’occhio anche nei dettagli erotici, i verticali rigidi diventano cosi una forza creativa marcata nella serie “frameS8”. Martin Bruckmanns evita ogni pathos sensazionale; lui presenta l'atto come una superficie di proiezione quale è modellata da ombre, forme e graffi.

Le ripetute visualizzazioni dei rulli cinematografici hanno lasciato il segno, e Martin Bruckmanns lo scova. Il suo apparato di analisi tecnica e obiettiva è la fotocamera, ma come un segno che vi è una scelta soggettiva consapevole, usa un evolvendosi gestus nelle sue immagini. Coerentemente Martin Bruckmanns sviluppa in questo modo il proprio linguaggio visivo dal materiale, quale aggira la fugacità del film e dedica la totale attenzione al singolo momento. L'artista colloca le immagini fotografiche singole in una serie di momenti ma questi momenti sono più di semplici istantanee. Anche se persistono per un istante, essi continuano a muoversi.

Altre immagini vanno oltre, giocando con questo movimento congelato. Essi mostrano gesti, volti, momenti, movimenti che obliterano. Come risultato, le immagini non agiscono come immagini statiche, ma le sue origini cinematografiche sono ancora visibili, tangibili. L’aspetto procedurale viene mostrato da Martin Bruckmanns anche attraverso il mescolarsi dei segni dell’usura e del tempo e delle immagini in cui si sovrappongono due scene consecutive.

Alla ricerca del inconsciamente visibile, Martin Bruckmanns, che ha studiato a Torino dove vive, ha vagliato innumerevoli film. Il punto di partenza per il lavoro sono filmati Super-8 che sono stati raccolto da lui nel corso degli anni; ha spulciato soffitte, mercati delle pulci, ha acquistato rullini su Internet e da eredità private. Chilometri di materiale cinematografico visionato e catalogato; film classici, filmati didattici, commedie, soft porno, cartoni animati ed anche molti film private.

Nella nostra presenza digitale emana dal materiale Super-8 un fascino particolare. Ciò è dovuto principalmente dal look lusinghiero dei film, perché tutto sembra di gran lunga più morbido e più caldo che il formato video ad alta definizione. I film a grana grossa offuscano in una certa misura i dettagli, le strutture o le rughe. Ciò rende il mondo delle immagini più naturale e quindi meno mascherato per lo spettatore.

La straordinaria estetica dei filmati Super-8 appartiene alla memoria del nostro passato. Milioni di famiglie immortalavano le loro feste di compleanno, le feste di Natale e le loro vacanze sul queste strisce strette, per poi - in un rituale ricorrente - visionarle assieme alla famiglia. Momenti salienti di vita familiare - senza audio, in colori tenui e leggera sfocatura. Immagini sfocate e pallidi di persone senza nome. Negli anni '60, '70 e nei primi '80 si è creato cosi una sorta di memoria familiare sociale: iconografia famigliare nell’era analogica. Come un formato cinematografico per uso domestico il Super-8 è stato lanciato sul mercato nel 1965 dalla Kodak. Le telecamere erano facile da maneggiare per dilettanti e i prezzi per le pellicole, telecamere e proiettori erano accessibili. Questo e non da ultimo il fascino inconfondibile delle riprese ha lasciato che il materiale diventasse in brevissimo tempo un mezzo di comunicazione di massa.

Questo periodo è durato dalla metà degli anni Sessanta ai primi anni Ottanta. Principalmente tre società (Ufa, Piccolo, Marketing-Film) offrivano migliaia di filmati Super-8 di classici del cinema e film di successo (più tardi furono chiamati Blockbuster) - ma in versioni modificate, cosi i film venivano rimontati per poter stare su una, due o tre bobine. Questi filmati sono stati distribuiti attraverso negozi di fotografia e case di vendita per corrispondenza, pionieri nel consumo privato di film di oggi. Tuttavia a prezzi elevati: ogni metro costava all’incirca 1.500 Lire. Cosi ci si arrivava velocemente a 140.000 – 200.000 Lire per un film di 120 metri. Quindi chi volesse portarsi a casa cowboys che sparano, studentesse nude, Laurel & Hardy o Topolino doveva sborsare cifre enormi. Fino a quando il formato video alla metà degli anni ‘80 non giungeva alla supremazia nel settore della cinematografia amatoriale eliminando gradualmente i film Super-8. Con l'avvento del video VHS questo mercato è crollato quasi del tutto circa nel 1982. I filmati sono diventati merce da mercato delle pulci o regalati in quantità da cestini del bucato. Nel frattempo film come "Star Wars" hanno di nuovo raggiunto il loro prezzo originale.

L'aspetto distintivo di queste immagini però è rimasto. Il fascino discreto del Super-8 non è solo nelle immagini un po' sfocate e così lusinghiere, ma anche nella malinconia che emanano. Quando il cinema, la pubblicità devono evocare i tempi passati, è frequente l’uso cinematografico di sequenze Super-8. Martin Bruckmanns ritrova il tempo passato, la nostalgica malinconica che ne deriva nei suoi colori e nelle strutture tattili. Della sequenza infinita sceglie il singolo fotogramma, portando la scena oltre il momento nel campo visivo e rendendo l'inconscio ottico emozionalmente visibile. Assegna cosi alla volatilità del film una traccia microscopica della vita.

Lo sguardo analitico di Martin Bruckmanns sui dettagli nascosti nel film, la selezione dei suoi forti e sensibili motivi e la loro sottile fusione offrono al osservatore una abbondanza di spazio per interpretazioni e ricordi. Sono immagini e ricordi di un'epoca passata. Quello che Martin Bruckmanns raccoglie qui e mette in mostra è molto più di un prodotto di scarto della cultura di massa. Nei singoli fotogrammi mostrati risuona un rumore sentimentale. Si tratta di un ultimo avvampare prima che i proiettori si fermano definitivamente.

Martin Bruckmanns

Martin Bruckmanns, 1969, is a german photographer who moved years ago to Italy to study Visual Communication at the Istituto Europeo di Design, Turin.
Still based in Turin he’s collaborating with several advertising-studios and working as a freelancer.

Exhibitions:
2019 "Grenze-Fotofestival", Verona - Italy, coll
2019 "Abstract-Opera Astratta", Busto Garolfo (Mi) - Italy, coll
2018 "NoPhoto"- Paratissima, Turin - Italy, coll
2018 "MemoriesNoMemories", shortlisted with "Russian Memories", Florence - Italy
2016 "Kunsthalle Czarnetta", Vignale Monferrato - Italy, coll


www.martinbruckmanns.it

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