In occasione di Grenze Arsenali Fotografici 2022

Il collettivo Lo Spazio Veronetta e l’Ass. Culturale Diplomart

presentano

Fino Alla Fine Del Mondo

di

Alexander Dimitrios Papadopoulos

www.alexanderisak.net

a cura di

Ginevra Gadioli

art Direction

Noy Jessica Laufer, Tommaso Lugoboni

Social Media Strategist

Chiara Fogliatti

La mostra è visitabile dall’1 all’11 Settembre 2022 su prenotazione

Sonorizzazioni Sabato 3 dalle 15:00

Inaugurazione Domenica 4 Settembre dalle 18:00 alle 22:00

Finissage Giovedì 8 Settembre dalle 18:00 alle 22:00

Evento ad ingresso libero riservato ai soci Diplomart

previa registrazione obbligatoria qui:

https://forms.gle/L6EbqkDESC6uSyHB6

per INFO

veronettalospazio@gmail.com // tel. 3397098383

L’ARTISTA

Alexander Dimitrios Papadopoulos (alias Iskander) (Italia/Grecia, 1996) si è laureato in Nuove Tecnologie delle Arti presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2021.

Iskander, che si muove attraverso il mondo digitale e non, è il semplice il risultato della scelta di un padre per un nome, Alexander, che in greco significa "Difensore dell'Umanità",interpretato nella sua accezione orientale. Iskander rappresenta una congiunzione ideale tra la società occidentali e quelle orientali, tra temi politici e sociali e l’esplorazione del sé,tra la fotografia, l'installazione video e la performance.

L’artista, sempre impegnato in un’indagine introspettiva, è in un costante viaggio che oscilla attraverso il sacro e il profano senza mai dimenticarsi del suo forte legame con le proprie origini.

La prima mostra personale è stata yposkome (prometto) presso lo showroom L'idea (Vicenza) nel 2018 a cura di Robert Phillips. Successivamente ha partecipato alla residenza artistica di Fabrica (Treviso) sotto la direzione di Michelle Mallard e con il tutoraggio di Benetton e Oliviero Toscani, partecipando a numerosi workshop con Jonathan De Villiers, Rejene Dalbello, Anastasia Panayiotidou e Erik Kessel.

Nel 2018 poi ha partecipato al festival di Utopiales Hackathon UTOPIALES HACKATHON, AsterIdae and Human in Space (Nantes, Francia) con Yazgi Demirbas e altri tra scrittori e architetti, con l'assistenza di Julien Cantegreil e il sostegno di Didier Schmitt. Tra il 2018 e il 2021 si è inoltre occupato della pubblicazione di alcune sue opere fotografiche presenti nell'iniziativa della Mille di Sgarbi, nelle mostre di Aperitivo al Verde e in alcuni articoli di C41 Magazine, Yoghurt Magazine e UBIF. Recentemente le sue opere si concentrano su installazioni sonore come A Message From Home del 2019. Questo processo artistico si attua attraverso l'esplorazione dell'immagine e della memoria tramite l'apparato sonoro ed espositivo. L’artista realizza così opere estraniate dal loro contesto fisico e dotate di una forma puramente sonora (es .blueshift, il quinto stato d'animo e il viaggio verso il centro del sole). L’ultimo lavoro risale all'inizio del 2021 con il primo cortometraggio il sole nero accettato per la selezione Short Film Corner di Cannes.

CONCEPT

Attraverso l’ancestrale fenomeno cognitivo e psicologico della memoria si attua qui un processo di ricostruzione, tanto inesatto quanto intimo. Si tratta di ricreare una sorta di sintesi tra la visione del ricordo e l’atto del ricordare, disgregando in infinitesimali tasselli la percezione fotografica della realtà mnemonica e allargandola al di fuori dei suoi limiti fisici. Attraverso mezzi tecnologici comuni viene generata una nuova forma visiva destrutturata e frammentata che porta inevitabilmente ad un’inaspettata interpretazione del ricordo originario. Mitizzare questo processo significa rompere il sigillo della fine da sempre perpetrato nella nostra cultura occidentale e accompagnarlo verso la sua metamorfosi annunciata, verso un nuovo inizio d’immortalità.

DESCRIZIONE

Fino alla fine del mondo nasce da un processo catartico che riguarda la fine di un percorso individuale ed universale di dolore. La crisi e l’inevitabile conseguente rottura di una relazione diviene il motore fondamentale del processo creativo e spirituale generatore dell’opera. La germinazione del progetto iniziale risente, in una sorta di contaminazione concettuale, della collaborazione con le colleghe e amiche dell’artista Payal Arya e Aditi Kulkarnii che hanno contribuito, a dare forma ad esperienze artistiche quali Memory is always in the Periphery (ongoing). E’ necessario far riferimento a questo progetto data la sua importanza, sia a livello strutturale che concettuale, per la creazione di nuove geografie mnemoniche composte da ricordi frammentati che, liberi dalla loro forma naturale, godono della possibilità di trascendere e divenire metafore o miti. Sublimazioni, queste, negate al semplice processo fotografico a cui resta comunque il compito fondamentale, e di assoluta importanza, della ripresa della realtà. L’artista non rinuncia infatti alla necessita’ di mantenere ad ogni costo la forma naturale della matrice, la presenza e la motivazione del ricordo, permettendogli di allargare il proprio flusso narrativo che scorre tra le mani di un regista senza camera, di un pittore senza occhi, che si affida solo alla propria memoria, alla sue proprietà traumatiche e nel contempo terapeutiche.

LA CURATRICE

Ginevra Gadioli nasce a Verona nel 1985. Ha vissuto e studiato a Milano per la laurea in lingue e letterature inglese e russo, per poi trascorrere tre anni di esperienza all’estero, in Estonia, dove ha studiato scienze politiche e sociali. Da 9 anni porta avanti il suo progetto di diplomazia culturale, Diplomart, associazione culturale della quale e presidentessa che ha come obiettivo lo scambio culturale tra artisti provenienti da paesi e background diversi. Un’idea sostenuta anche dall’Istituto di Diplomazia Culturale di Berlino, dove ha partecipato ad un Master breve durante l’estate del 2013. Dal 2015 al 2019 è stata rappresentante regionale Veneto dell’Associazione Italiana Giovani per L’UNESCO, successivamente coordinatrice dell’area Nord. Direttrice artistica del Bridge Film Festival, del festival di sound art Verona Risuona, ha curato e collaborato con diversi progetti dal respiro internazionale: il festival d’arte digitale TADA Ex (Teheran, Iran), ClipAward (Mannheim, Germania), PatchLab (Krakow, Polonia). Line producer del film Marana, progetto che vuole mettere insieme diverse espressioni artistiche sperimentali finalizzate a ridisegnare il tema dell’autismo nella percezione comune. Porta avanti attività che possano essere un tramite tra diverse culture, arti e nuove sperimentazioni.link:

http://www.diplomart.org

https://vimeo.com/bridgefilmfestival http://www.box336am.org/

http://www.veronarisuona.org/ https://www.bridgefilmfestival.eu http://lospazioveronetta.it

LO SPAZIO VERONETTA

Lo spazio veronetta nasce nel 2018 dalla volontà di abili artigiane (Insunsit, Boemien, Tigre against Trigre) di trovare un “locus” comune dove poter creare e condividere il proprio lavoro. Volontà perpetrata poi, dal 2021, dall’artista Noy Jessica Laufer, dall’arte terapeuta Maria De Boni e da Ginevra Gadioli presidentessa dall'Associazione Diplomart, che si occupa principalmente di mettere in relazione la promozione culturale con la vocazione per le arti, il cinema in primis, prendendo l’incarico del coordinamento delle varie iniziative artistiche. Nel corso del tempo “lo spazio dello spazio”, ha sentito la necessità di divenire più fluido introducendo nel proprio calendario autoproduzioni artistiche e artigianali, workshop, market, esposizioni, incontri e realizzazioni di progetti anche all’esterno, in altri luoghi della città. Un luogo attivo che si modifica in base alle esigenze degli “spacers” che lo abitano e soprattutto alla tipologia mutevole del pubblico che lo esplora. L’obiettivo comune è quello di promuovere e valorizzare la ricerca artistica in ogni sua forma ed espressione passando dalla pittura alla fotografia, alla video produzione, fino all’arte digitale. La porta dello spazio è sempre aperta per chi vuole produrre e diffondere cultura ma anche per chi vuole solo incontrare altri con cui condividere le proprie passioni.

LINK UTILI

https://www.instagram.com/p/CUFGFD6qLhh/?utm_medium=copy_link

https://drive.google.com/file/d/1IKx1Cpq-qk9Se07Ysi8P9MnuX5-NdmVa/view

https://drive.google.com/drive/folders/1tPtLyyGI0Ta0mrX64b-NPILjKQLCKfS

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Short Version in EN

CONCEPT

Through the ancestral cognitive and psychological phenomenon of memory, this project seeks to apply a reconstruction process, as inaccurate as intimate.  This is about recreating a kind of synthesis between the view of remembrance and the act of remembering, by breaking up into endless pieces the photographic perception of the memory and by expanding it beyond its physical limits.  Through common technological devices, a new deconstructed vision lens is created which inevitably brings to an unexpected interpretation of the original remembrance. Mythologizing this process means breaking up the seal of the end and taking it toward its metamorphosis, toward a new beginning of immortality.


DESCRIPTION

“Fino alla fine del mondo” (until the end of the world) arises from a cathartic process coming at the end of an individual journey and universal pain. The crisis of a relationship and the following breakup become the main spiritual and creative engine through which this work has been made. As a sort of conceptual contamination, the initial project sees the collaboration with Payal Arya and Aditi Kulkarnij, two colleagues and artist’s friends who also contributed to shape artistic experiences such as “Memory is always in Periphery”.Because of its structural and conceptual importance, it is important to name this project as it is able to create new mnemonic maps through fragmented memories. These ones, free from their own nature, enjoy the possibility of overcoming and becoming metaphors or myths. These sublimations are denied to the simple photographic act, which instead carries on the main duty to film the reality. The artist feels the necessity to preserve the natural shape of the remembrance, by allowing it to extend its narrative among the hands of a director without a camera, among an artist without eyes who trust his own memory, his own experienced and terapeutic traumas.